Tech Diplomacy Global Forum 2025: quali orizzonti?

Mecoledì 18 Giugno 2025, Parigi. La Maison de L’UNESCO (Room II) al 125 di avenue de Suffren ha ospitato il primo Tech Diplomacy Forum organizzato dall’UNESCO.Il tema principale era Building Digital Bridges: Technology, Diplomacy, and Global Cooperation. La Tech Diplomacy è un aspetto specifico della Science Diplomacy che si focalizza sull’aspetto tecnologico della scienza e rappresenta tutte le possibili situazioni scientifico-diplomatiche in cui la tecnologia è coinvolta. Il ruolo giocato dal settore tecno-scientifico della Science Diplomacy si è palesato sulla scena delle relazioni internazionali nel 2019, ovvero quando la Danimarca ha chiamato dalla Silicon Valley Casper Klynge per nominarlo “Ambassador of the Tech Industry” diventando così il primo Tech Ambassador della storia. In questo approfondimento diamo conto di una parte della giornata riportando alcuni degli spunti che riteniamo più importanti tra quelli presentati.

Il tema però, in ambito accademico, veniva già discusso dal 2017 nell’ambito del progetto InsSciDE (Inventing a shared Science Diplomacy for Europe) un progetto del programma Horizon2020 che è terminato nel 2022. Il progetto ha prodotto un lavoro di ventotto casi studio che coprono 250 anni di storia e cinque aree tematiche:  patrimonio culturale, salute, sicurezza, ambiente e spazio. La conferenza dell’UNESCO si è però concentrata sul ruolo emergente delle realtà private.

I tre discorsi di apertura, la tavola rotonda e l’Ignite Talk che ha chiuso la prima parte del mattino ci hanno offerto degli interessanti spunti di riflessione (Le citazioni sono evidenziate da delle virgolette; sono state tradotte da noi dall’inglese liberamente, ovvero non si tratta di una traduzione letterale).

L’introduzione ai lavori comincia con l’assistente del Direttore Generale per le scienze naturali dell’UNESCO, la dottoressa Lidia Brito, che esordisce con un’osservazione che non lascia dubbi: “L’avanzamento della scienza e la trasformazione digitale ora più che mai stanno ridefinendo gli aspetti socio-economici della nostra vita, la trasformano. […] I modelli offerti dalla diplomazia convenzionale non sono più adeguati.” La diplomazia scientifica in tutte le sue coniugazioni deve essere dunque identificata come un elemento ormai imprescindibile per chiunque si occupi di diplomazia. L’esempio portato è attuale ed è legato all’anno internazionale della scienza e della tecnologia quantistica (IYQ). Tutte le azioni legate allo sviluppo delle nuovo tecnologie quantistiche in quanto centrate sull’azione dell’uomo nell’intersezione tra scienza e politica possono essere e dovrebbero essere “vettori per la creazione della pace” instaurando un dialogo ministeriale a livello globale. Per perseguire questo obiettivo, però, è indispensabile “integrare la diplomazia scientifica nelle pratiche di politica estera” (embedding Science Diplomacy into foreign policy). La dottoressa Brito sottolinea poi che la diplomazia scientifica deve essere in questo nuovo quadro intesa come la possibilità di introdurre un meccanismo proattivo, propositivo, e non come mero meccanismo di reazione. Annuncia infine che UNESCO pubblicherà un rapporto su questo tema. Noi possiamo aggiungiamo che per instaurare un simile circolo virtuoso è necessario conoscere quali siano state in passato le buone pratiche di interazione tra scienza, politica e diplomazia. Se infatti è vero che solo negli ultimi quindici anni si sta parlando in maniera sempre più frequente di diplomazia scientifica, le analisi storiche hanno dimostrato come pratiche simili siano già esistite. Ribadiamo quindi l’importanza di esaminare casi studio ed inquadrarli in questo nuovo paradigma.

Il secondo discorso d’apertura vede viene pronunciato da Ayumi Moore Aoki, presidente fondatrice del Tech Diplomacy Forum. Sul suo sito web, Ayumi si definisce una Tech diplomat, a imprenditrice sociale e madre di quattro figli. Una donna che si affaccia da protagonista nell’ambito della diplomazia scientifica nel settore tecnologico. Ayumi è infatti fondatrice e CEO di “Women in Tech® Global” che è la principale organizzazione mondiale per l’empowerment delle donne in ambito STEAM. È anche membro del gruppo consultivo internazionale di esperti dell’UNESCO per colmare il divario di genere nella scienza e membro del Consiglio del Global Future Council. Ayumi continua sulla stessa linea della dottoressa Brito e si chiede: “Come possiamo governare una tecnologia che non conosce confini e trascende le divisioni nazionali?” Ci porta quindi al focus di questo forum: Microsoft, Apple e Nvidia hanno un fatturato che supera il PIL di Francia e Germania! Ayumi dunque sottolinea che tali compagnie sono attori centrali nel panorama internazionale. Il peso sempre più rilevante in termini economici nel panorama mondiale di queste aziende le inquadra in un ruolo specifico che viene codificato dalla diplomazia scientifica dall’acronimo NSA, ovvero Non-State Actors. La diplomazia tradizionale, operata da ministeri ed ambasciatori, in effetti non teneva conto di tali attori. La tecnologia ci ha spinto a ridefinire i confini della diplomazia e la Science Diplomacy è sensibile a tali cambiamenti. Ayumi continua ribadendo un concetto ormai noto a chi si occupa di storia della scienza: “La tecnologia non è neutrale, ma socialmente costruita; il potere non è più concentrato ma distribuito; la posta in gioco è l’esistenza stessa.” Nata da genitori brasiliani e giapponesi, Ayumi è cresciuta in Sud Africa durante il periodo dell’Apartheid. Dunque, è particolarmente sensibile alle tematiche legate al razzismo: “Entro il 2050, un quarto della popolazione mondiale sarà africana. Il ruolo della diplomazia tecnologica è dunque quello di prevenire l’inasprimento delle disuguaglianze a livello globale. […] Ci troviamo ad un bivio: la tecnologia può costruire ponti oppure muri!”

Infine, il terzo discorso d’apertura è quello del Tech Ambassador della Repubblica del Kenya, H.E. Philip Thigo. Molti stati africani stanno cercando di acquisire un posto di rilievo nel panorama internazionale. L’Europa sta cercando di interloquire il più possibile e di instaurare alleanze. Anche Philip Thigo sottolinea l’importanza di istituzionalizzare il legame tra stati e grandi aziende tecnologiche, che il cui ruolo crescente risulta più influenze di alcuni stati. L’ambasciatore Thigo ribadisce il ruolo pacifico che deve assumere la tecnologia. Ci ricorda che il 21 Marzo del 2024 le Nazioni Unite (UN) hanno approvato Il 21 marzo, le Nazioni Unite hanno approvato la prima innovativa risoluzione sull’intelligenza artificiale, esortando gli Stati membri a garantire lo sviluppo responsabile di sistemi di intelligenza artificiale sicuri e affidabili nel rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. “Una tecnologia responsabile che rispetti l’etica: se non ci riferiamo a fatti concreti e verificati, a verità assodate, non potrà mai esserci la fiducia!”

La fiducia è un tema toccato anche da Ayumi. Aggiungiamo un’osservazione. La fiducia è un punto irrinunciabile per stabilire relazioni internazionali funzionali e durature. Per questo servono nuove regole e nuove pratiche diplomatiche che inglobino il ruolo onnipervasivo della tecnologia.

Ai discorsi introduttivi segue una tavola rotonda mediata da Maria Tadeo, Grand Continent EU Correspondant. Il tema trattato è quello dello stato della Tech Diplomacy e le sue prospettive a livello locale. L’accesso ai servizi e le infrastrutture digitali è estremamente variabile da regione a regione del nostro pianeta. La possibilità di lavorare sul piano della cooperazione internazionale risente fortemente di queste differenze. Un’altra sfida dunque è quella di ampliare e garantire un accesso equo in ogni luogo del pianeta, anche il più remoto. Si tratta di un obiettivo perseguibile attraverso la diplomazia scientifica, ma è necessario praticarla: secondo alcuni partecipanti alla tavola rotonda, solo praticandola si impara a renderla efficace. Nel contesto globale, l’Europa può rappresentare la terza via, alternativa a Stati Uniti d’America e Cina. Risulta indispensabile però rispondere ad alcune questioni critiche: è necessario, utile, o dannoso deregolamentare a livello europeo una parte del mercato per lasciare più spazi a queste aziende? Ci viene ricordato come Mario Draghi abbia in passato affermato che abbiamo perso il treno della rivoluzione digitale in Europa. Quale sia la via da percorrere ora non è una questione facile da dirimere e un solo forum sulla tecnologia non può rispondere a tutte le domande aperte dalla tecnologia e dal suo ruolo nell’ambito delle politiche internazionali.   

Dex Hunter-Torricke, imprenditore, pensatore, consigliere in passato di leader come Elon Musk, Mark Zuckerberg ed Eric Schmidt e di grandi aziende private della Silicon Valley ha chiuso questa prima parte del forum con il suo Ignite Talk dal titolo “How to Build a World.” Secondo Dex, ci troviamo ad un punto di svolta dell’intera storia dell’uomo e la tecnologia è proprio lo snodo che deciderà la direzione da seguire, che governerà accelerazioni in positivo o negativo delle crisi mondiali. Dex ci ricorda che stiamo assistendo alla prima guerra in cui l’utilizzo dei droni è fondamentale. Ancora una volta viene sottolineato come la tecnologia non sia neutra e dipenda da chi la usa e da come viene utilizzata. Si tratta dunque di un punto di non ritorno dove nuove forme di cooperazione globale devono emergere. Dex insiste ancora sulla questione della fiducia: la parola “Trust” ricorre frequentemente in questo forum e così come esiste un orologio che ci dice anno dopo anno quanto siamo vicini alla distruzione del Mondo per opera delle armi nucleari, Dex suggerisce la creazione di un “Barometro della Fiducia”, dove abbiamo volutamente messo la lettera maiuscola per indicare la fiducia tra gli stati e tutti gli attori coinvolti in questi processi.

Dex chiude il suo intervento con quattro temi che dovrebbero stimolare la riflessione su queste tematiche.

Accept the Future. Questo è il mondo in cui viviamo e dobbiamo cercare di renderlo un mondo migliore.

No Country can win the Future alone! La costruzione di un futuro migliore passa attraverso la cooperazione globale. Si tratta dunque di costruire ponti e non muri.

A connected World demands connected solutions. La cooperazione dovrà essere utilizzare per per progettare soluzioni globali. La miopia di chi ragiona a livello locale e a breve termine non può aiutare la costruzione di un futuro equo. Rientrano quindi tutti i temi fino ad ora lanciati come l’accesso equo alle connesioni, alla costruzione di una tecnologia eticamente impegnata a costruire ponti che producano soluzioni globalmente accettabili.

We have a choice of Futures. Molti scenari sono possibili. Quale perseguire? Qual è il migliore? A quali orizzonti guardare?   

Il Tech Diplomacy Forum è continuato. Sappiamo che le risposte a tutte le domande poste non è possibile nell’ambito di un singolo incontro, ma la discussione è avviata.

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